Cara, dolce, buona Fatina – esordì l’omino – sono povero in canna, non posseggo più nulla, il mio campicello mi è stato tolto, non so più come sfamare i miei figli: piangono e mi chiedono cibo! Quando vedo le loro lacrimucce mi viene un nodo alla gola che mi rende disperato…
Allora la Fatina sorrise con infinita dolcezza e con una vocina incantevole, flebile flebile sussurrò nella sua infinita dolcezza: «E chi se ne frega!»

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